Corpo e controllo: come la terapia aiuta nei disturbi alimentari

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Disturbi alimentari: quando il cibo diventa un sintomo

I disturbi alimentari non sono semplicemente legati al cibo o al peso, ma sono l’espressione visibile di un disagio psicologico più profondo. Anoressia, bulimia, binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata) e altri comportamenti disfunzionali legati all’alimentazione riflettono un tentativo di esercitare controllo sul proprio corpo per gestire emozioni complesse, insicurezze, vissuti traumatici o difficoltà relazionali.

I segnali da non sottovalutare

Alcuni segnali possono aiutare a individuare precocemente un disturbo alimentare:

  • Preoccupazione eccessiva per il peso o la forma del corpo
  • Comportamenti restrittivi o rituali alimentari rigidi
  • Abbuffate seguite da sensi di colpa o comportamenti compensatori (vomito, uso di lassativi, digiuni)
  • Isolamento sociale durante i pasti
  • Fluttuazioni di peso marcate

Spesso chi vive un disturbo alimentare tende a nascondere il proprio disagio. Per questo, l’intervento precoce e il supporto psicologico specializzato sono fondamentali.

La psicoterapia: un percorso per tornare in equilibrio

Affrontare i disturbi alimentari attraverso la psicoterapia significa andare oltre i sintomi visibili per comprendere cosa li sostiene e mantenerli nel tempo. La terapia aiuta a costruire un nuovo rapporto con il cibo, con il corpo e, soprattutto, con se stessi.

1. Esplorare la funzione del sintomo

Ogni comportamento alimentare disfunzionale ha un significato psicologico. Può rappresentare un modo per anestetizzare la sofferenza, sentirsi forti, o comunicare un disagio che non riesce a trovare parole. In terapia si esplora con delicatezza il senso profondo di queste azioni.

2. Lavorare sull’autostima e l’immagine corporea

Chi soffre di disturbi alimentari ha spesso una percezione distorta del proprio corpo e un’autostima fortemente influenzata dal peso o dalle prestazioni. La psicoterapia aiuta a sviluppare una visione più realistica e gentile di sé, valorizzando le risorse personali al di là dell’aspetto fisico.

3. Regolare le emozioni

Difficoltà nella gestione delle emozioni intense come rabbia, tristezza, ansia o vergogna sono molto frequenti. La terapia aiuta a riconoscerle, tollerarle e trovare strategie alternative di regolazione emotiva, senza ricorrere al controllo alimentare.

4. Interrompere i cicli disfunzionali

La psicoterapia lavora sui pensieri automatici, sulle convinzioni rigide e sugli schemi relazionali che mantengono il disturbo. Attraverso un lavoro graduale, si sostituiscono modalità disfunzionali con comportamenti più sani e flessibili.

5. Ricostruire una relazione sana con il cibo

Il cibo smette di essere un nemico o un rifugio e torna ad avere un significato positivo, legato al nutrimento, alla socialità, al piacere. La terapia può essere integrata con un supporto nutrizionale, soprattutto nei casi in cui è necessario un recupero ponderale o una rieducazione alimentare.

Quale approccio terapeutico è più efficace?

Diversi approcci si sono dimostrati efficaci nel trattamento dei disturbi alimentari. Tra i più utilizzati:

  • La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), particolarmente efficace nel lavorare su pensieri distorti, comportamenti compulsivi e schemi rigidi
  • L’approccio integrato, che unisce tecniche relazionali, corporee e mindfulness
  • L’EMDR, utile nei casi in cui il disturbo è legato a traumi passati

La scelta del metodo dipende dalla storia personale della persona, dal tipo di disturbo e dalle sue caratteristiche psicologiche.

L’importanza di un lavoro multidisciplinare

Nei casi più complessi, è utile che il percorso psicoterapeutico sia affiancato da una rete di professionisti: nutrizionista, medico di base, psichiatra. Il lavoro in equipe consente un monitoraggio più completo della salute fisica e mentale e offre un contenimento più efficace del disagio.

Disturbi alimentari e adolescenza

L’adolescenza è un periodo particolarmente delicato: il corpo cambia, l’identità si costruisce, il bisogno di controllo e riconoscimento è forte. Intercettare tempestivamente i segnali di un disturbo alimentare in questa fase può fare la differenza. Coinvolgere la famiglia nel percorso terapeutico è spesso fondamentale.

Quando chiedere aiuto

Se il rapporto con il cibo è diventato fonte di stress, controllo ossessivo, sensi di colpa o isolamento, è il momento di chiedere supporto. I disturbi alimentari non si risolvono da soli, ma con il giusto aiuto è possibile recuperare un equilibrio sano e rispettoso verso se stessi.

Puoi approfondire anche come funziona la consulenza psicologica online e valutare se può essere una modalità adatta alle tue esigenze.

Conclusione

Affrontare i disturbi alimentari con la psicoterapia significa iniziare un viaggio profondo verso la consapevolezza, la libertà e la riconciliazione con il proprio corpo. Se senti che il cibo ha preso troppo spazio nella tua vita, sappi che non sei sola/o.

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